Nelle ultime settimane, approfittando delle giornate sempre più lunghe, ci siamo dedicati alle passeggiate in campagna, uno dei nostri passatempi preferiti nonché quello su cui ci troviamo sempre d’accordo (anche se io preferisco la pianura e Fra la collina).
Fra ha rinunciato così allo yoga ed io al mio nuovo passatempo preferito: l’ allevamento di galline.
Capita comunque spesso di incontrare qualche vecchio amico.
Attraversando le province di Parma e Piacenza dalla Bassa alle prime colline è facile osservare quanto l’architettura fino al XIX secolo, soprattutto quella civile minore, cambi di zona in zona, spesso addirittura di comune in comune. Vengono mantenute delle peculiarità, ma allo stesso tempo ogni edificio si caratterizza con qualcosa di unico, probabilmente a discrezione dell’ impresa costruttrice o del capo mastro dell’ epoca.
Tra gli indicatori più caratteristici della località in cui ci si trova a mio parere ci sono gli ingressi carrai, in particolar modo i pilastri che reggono i cancelli. Credo siano un bel simbolo in contrapposizione alla globalizzazione di forme che caratterizza l’ architettura contemporanea.
In un periodo storico in cui l’attenzione per il contesto in cui viene inserita un’architettura è scarsissimo, ma si privilegia sempre la rappresentazione su scala più o meno grande dell’ego del progettista, penso che un’ analisi di questi elementi architettonici così vari sia un interessante monito.
Nel documentarne qualcuno mi sono concentrato per praticità sulla provincia di Parma.
Questo è uno dei più tipici ingressi ottocenteschi della Bassa Parmense : una coppia di colonne in pietra o granito (poi cemento a partire da inizio ‘900) sormontati da sfere con puntali in ferro.
Che carino quel quadrifoglio e che peccato gli ormai onnipresenti cartelli che allertano circa la presenza di fantomatiche telecamere.
Questa un’ altra versione con sfere più grandi.
Qui ancora un’ altra coppia di colonne con sfere invece molto piccole.
Non sono bellissimi?
Ne esistono anche versioni che culminano, come spesso avviene sui pilastri di altre zone, con una pigna.
In questa entrata con doppio cancello pedonale hanno usato le sfere a più puntali ottenendo un effetto “mina”. Il materiale delle colonne credo sia una sorta di arenaria.
Spesso alcuni stilemi tipici venivano poi ripresi e adattati al gusto della casa.
Nella prossima immagine siamo a villa Meli Lupi di Soragna a Vigatto. I pilastri sono stati costruiti in pendant con la portineria “all’ inglese” verso la fine dell’ ottocento, ma sono comunque coronati dalla classica sfera chiodata già vista in precedenza.
Per l’ altro ingresso venne scelto un portale più rustico e medievaleggiante.
…e comunque non si discosta molto da altri modelli più antichi che troviamo nella stessa area.
Un po’ più avanti sulla stessa strada ancora le sfere, stavolta però sorrette da un paio di pilastri in stile liberty.
Pochi metri più in là gli stessi pilastri e ancora la sfera, ma con l’aggiunta di una cuspide.
Appena più su, verso Torrechiara, i pilastri sono a base ottagonale, ma troviamo ancora cuspidi e sferette, probabilmente portano la firma dello stesso costruttore.
Proprio all’ombra del magnifico castello.
Colonne, questa volta in mattoni, davanti alla deliziosa chiesa di Lesignano de’ Bagni.
Mentre tornando in giù i pilastri si trasformano in missili, o supposte?
E proprio lì vicino, porte di diverso genere annegate nella prateria…
Scendendo in una valle parallela ho trovato ancora le sfere sorrette da pilastri più forzuti e difese da una coppia di leoni, come nelle chiese romaniche, ma più capelloni.
Dal pilastro si vede comunque emergere il profilo di una colonna in granito a base ottagonale, come abbiamo già visto a Torrechiara.
E sul lato opposto della strada… taac! Stavolta in mattoni!
Non si riesce a vedere cosa ci sia qui sotto, ma lo possiamo facilmente immaginare…
Ovviamente in provincia troviamo anche voci fuori dal coro che hanno optato per la meno “indigena” pigna o, al fine di ottenere un effetto più aulico, le statue come alle bellissime villa Paveri Fontana e villa del Bono.
Tornando verso Parma ecco ancora le care colonne in cemento davanti a questa bella casa abbandonata, il capitello stavolta è più imponente.
In città troviamo una tipologia di pilastro che pesca un po’ da tutti quelli che abbiamo già visto e a cui nella recinzione se ne affianca un altro più prezioso: marmo sormontato da un vaso classico.
Spostandoci sulla via Emilia in direzione di Piacenza incontriamo una nuova tipologia di ingresso. Due tronchi di piramide di sapore neoclassico che mi sembrano vagamente ispirati nella forza a quelli d’ accesso al Parco Ducale.
Villa Levi Tedeschi. Ve la ricordate ne “La ragazza con la Valigia” di Zurlini?
E’ in epoca liberty che forse ha avuto inizio una sorta di uniformazione del gusto, se vediamo questi quattro ingressi fotografati in varie zone della provincia credo sia piuttosto difficile distinguerli da quelli presenti nel reggiano, nel bolognese o in Lombardia.
Dalle vostre parti come sono i cancelli d’ingresso, esiste un disegno tipico o averne uno è un privilegio dei parmigiani?
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